di Lucia Pulpo
Dalla scorsa settimana ho rincominciato la mia abituale balneazione estiva sulla più grande delle isole Cheradi, S. Pietro.
Andare a mare e nuotare è una necessità per chi, come me, si muove su sedia a rotelle da decenni. Sull’isola mi conoscono e mi aiutano da sempre ma, quest’anno sarà io ad aiutare loro perché il nuovo stabilimento mi ha regalato la gioia di potermi muovere sola, facilmente, sicura di avere le chiavi a portata di mano. Le chiavi sono quelle della cabina e del bagno, vado io a prenderle al bar perché tutti i gradini sono stati abattuti grazie ad una pavimentazione mai vista prima sull’isola. Dall’inizio dello stabilimento ai bagni si fila liscio. I bagni nuovi dove molti entrano chiedendosi se debbano calzare un copri-piedi perché pavimenti e accessori brillano. Il bagno dei disabili è enorme con maniglie, doccino e fasciatoio per cambiare i neonati. Si potrebbe osservare che i bagni di alcune strutture pubbliche sono così da tempo; certo ma qui non immaginavo nemmeno potessero arrivare simili progetti. La balneazione sull’isola è sempre stata rustica, l’arte dell’arrangio era legge, pratica felice intendiamoci: il mare di qui è un sogno che travalica realtà e coscienza . Infatti inizialmente ho dubitato fosse tutto vero fin quando ho visto il personale all’opera. I bagnini arrivano prima e preparano sdraio e lettini vicino agli ombrelloni risolvendo, a priori, il problema delle lunghe file coi documenti alla mano per accaparrarsi ombrelloni e sdraio. Davanti al bar sono state tolte le cabine regalandoci un orizzonte con le palme che salutano il mare mentre nell’aria si intrufola il profumo del forno a legna attivo tutti i giorni. Il bar è un bancone esposto al via vai dei bagnanti prima seduti comodamente sulle poltroncine e divanetti posti lungo il perimetro con all’interno tavoli e sedie per tutti i gusti. Novità assoluta: le docce sulla sabbia nella zona alta, con acqua disponibile a qualunque ora. Questo, per i veterani, è un vero e proprio prodigio perché qui non ci sono sorgenti, l’acqua arriva a bordo di cisterne da Taranto ed era razionata contro lo spreco ad opera del gioco incosciente dei bambini. Docce aperte h24 e ci sono anche quelle calde in muratura. La zona coi biliardini e altri giochi per bambini la stanno costruendo come dimostrano la tuta e gli scarponi di Antonio Esposito e Pasquale Bruno, due dei magnifici cinque che dalla fine di gennaio stanno lavorando alacremente per consentire ai bagnanti un tuffo rilassante contro il “logorio della vita moderna”. Malgrado gli scarponi, Pasquale mi ha accompagnato giù in spiaggia, non sono ancora tanto spericolata da fare la vecchia discesa in cemento da sola, mentre Antonio ha aiutato un’altra persona su sedia a rotelle, un atto non di regolamento ma di generosità. In questi giorni sono state allungate le passerelle ignea fino al bagnasciuga, forse un’accortezza di Alessio Briganti che spesso s’affaccia sulla spiaggia per controllare cosa serve. A differenza loro, Alessio veste con maglietta e pantaloncini da divisa “marittima”, un gruppo in continuo movimento, molto disponibili verso esigenze e domande varie. Il più loquace, Enrico Antonino mi ha spiegato che quest’anno i motoscafi in rotta abusiva troppo vicini alla riva saranno allontanati subito perché lui lavora alla torre di controllo della marina ed ha un filo diretto con la capitaneria di porto, pigra nel rispondere in passato. La medicheria ha una nuova struttura ben attrezzata con personale titolato, ma in casi estremi c’è un mezzo veloce permanentemente ancorato al pontile.
“Siamo solo a metà percorso circa. Non riusciremo a fare tutto entro questa stagione. Sto chiedendo molto ai miei uomini, lavorano anche di sabato e domenica, nemmeno mia moglie è contenta di questo incarico perché sono mesi che sto poco a casa. Mi ha chiamato l’ammiraglio Aurelio De Carolis quando l’isola è passata dal dipartimento di Maricommi a Maristanav con diversa disponibilità di budget per realizzare i lavori”.
Questo mi ha spiegato il capo spiaggia, Andrea Caiandro, prima di lanciarsi col mezzo veloce all’inseguimento di un pattino con bagnanti inesperti troppo lontani dalla riva, in balia d\\\'una corrente che li trascinava al largo ostacolandone pericolosamente il ritorno. Soddisfatta più che stanca, mi sono avviata verso il traghetto per il ritorno e quando ho calpestato le mattonelle poste dove avevo indicato il passaggio difficile per le rotelle della mia sedia, ho gridato come il dottor Frankenstein dei film: “Si può fare!!!” Quest\\\'estate si preannuncia fantastica.