Sabato, 25 Novembre 2023 16:39

PALAZZINA LAF/ Michele Riondino: Caterino Lamanna un Fantozzi nero, la mia critica feroce alla città In evidenza

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di Luisa Campatelli

<Ha avuto coraggio Michele Riondino a mettere le mani su una realtà che nessuno vuole toccare>

Giovanni faceva il sindacalista, mercoledì non ha voluto perdere l anteprima di Palazzina Laf, al Savoia Cityplex di Taranto. Lavorava all Ilva Giovanni, ne è uscito a 49 anni. Era giovanissimo quando entrò nella più grande acciaieria d Europa e quel fabbricato scorticato e con le erbacce davanti non se lo dimentica. 

<Io una volta li vidi quelli della Palazzina Laf, passando, ma non riuscivo a guardarli, stavano lì, seduti, con le mani in mano, dietro una scrivania vuota, spogliati di tutto, mi sentii male>.

L opera prima di Michele Riondino è un film che commuove e che fa arrabbiare. A Taranto, dove è ambientato, dove risiede la ferita, ancora di più. Perché ci fa vedere come siamo, con quale mostruosità abbiamo a che fare, a chi abbiamo dato l anima, scambiando una condanna per un regalo. 

Erano 79, i confinati della Palazzina Laf, acronimo di laminatoio a freddo. Settantanove persone costrette a stare in un edificio in disuso a fare niente, ridotte a inutilità, invisibilità,silenzio Erano i lavoratori scomodi che non potendo essere licenziati finivano al purgatorio, nel limbo, in un luogo dove l orologio segna sempre la stessa ora. Quello della Palazzina Laf fu il primo caso riconosciuto di mobbing di massa in Italia. 

<Ciò che accadde fu talmente paradossale, incongruo - sottolinea Michele Riondino durante  l incontro con il pubblico, insieme al critico cinematografico Massimo Causo- ma non tanto diverso da quello che accade ora, con la cassa integrazione e i lavoratori costretti anche loro a non fare niente, sospesi>. Accanto a Riondino anche Claudio Virtù memoria vivente e filo del racconto che il racconto ce l ha scritto sulla  pelle.

 

Nel film, ogni personaggio è disegnato con minuziosa attenzione ai dettagli: parole, silenzi, colpi di tosse, attese, sguardi, vite che si intrecciano con quella della fabbrica che col suo suono incessante, i suoi ritmi martellanti scandisce ogni momento, cambiando ognuno nel profondo. La fabbrica, che sembra divorare tutto, anche la capacità di distinguere il bene dal male, la vittoria dalla sconfitta, in una dimensione grottesca tale da suscitare reazioni contrastanti che vanno dal riso all indignazione.

Michele Riondino è Caterino Lamanna operaio della cokeria dall ingenuità colpevole ma anche disarmante, che si stupisce delle carezze che riceve.