di Ingrid Iaci
Per abbattere le mafie c’è bisogno di un sistema penale processuale e detentivo proporzionato alla realtà criminale, come provvedimento urgente nel breve periodo, e di un popolo istruito che non accetti la mentalità mafiosa, come progetto lungimirante nel lungo periodo.
Questa in sintesi la ricetta che Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro,
ha proposto per sconfiggere le associazioni criminali. Il magistrato ieri sera, è stato ospite dello Yachting Club, nel corso della seconda serata dell\\\\\\\"Angolo della Conversazione\\\\\\\", dialogando con il giornalista Vincenzo Carriero.
Secondo il procuratore, la mafia ha ormai cambiato i connotati è diventata più raffinata e tra le quattro mafie esistenti, solo la Sacra Corona Unita foggiana è rimasta piuttosto grezza, non si è evoluta.
Le altre si sono piuttosto trasformate in massomafie cioè organizzazioni criminali ben incardinate nel sistema politico, imprenditoriale e statale in quanto possono contare sulla complicità dei professionisti, dai contabili ai bancari, ai funzionari dello Stato oltre che sull\\\\\\\'appoggio della politica con la quale vi è ormai un consolidato sistema di interscambio di voti a fronte del soddisfacimento di favori. Si sa che il fenomeno mafioso ha bisogno di consenso popolare per sopravvivere, diversamente sarebbe sparito già da un pezzo.
Ovviamente, ha anche aggiunto il magistrato, la mafia non è più da tempo una questione puramente meridionale, ma è stata sdoganata in Europa e oltreoceano. La Mafia ha uno sguardo presbite, guarda cioè oltreoceano in quanto cerca di aggredire i nuovi mercati in Paesi con legislazioni apatiche nei confronti del fenomeno. In Europa non vi è una vera e propria lotta alle mafie in nome della privacy. In Germania infatti, tanto per fare un esempio, secondo paese per densità ‘ndraghetista, proprio a causa della mancanza di legislazione, vi sono norme che vietano di mettere microspie in determinati posti, così come in Europa non esiste una norma che imponga un massimo di contanti per le transazioni.
Di contro, in Olanda, paese con presenza ‘Ndranghetista da trent’anni, dove un anno e mezzo fa hanno ammazzato un giornalista avvocato testimone di giustizia, il ministro di giustizia e sicurezza ha dichiarato di voler investire milioni di euro in costruzione di nuove carceri.
Sempre in Olanda va affermandosi la mafia albanese che porta cocaina in Europa e anche alla maffia (non è un errore, proprio con due effe per indicare quella nordafricana).
Nel corso della conversazione si è affrontato anche il tema del rapporto tra la magistratura e la stampa, in particolare Gratteri ha sottolineato il comportamento dei giornalisti che se da un lato si lamentano dei limiti imposti dalla riforma Cartabia, attraverso i propri sindacati, non hanno espresso alcun dissenso.
<La legge in fondo piace- ha commentato amaramente il giornalista - perché il potere non vuole essere disturbato e perché certa stampa é sicuramente al servizio del potere>
Grande partecipazione del pubblico, più di 600 presenze, come hanno dichiarato gli organizzatori, dispiaciuto del fatto che tanti ancora avrebbero avuto il piacere di dialogare ancora con l’autore per approfondire ulteriormente i contenuti del libro scritto insieme al professor Antonio Nicaso “Fuori dai confini. La ‘ndrangheta nel mondo”, edito da Mondadori.