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Giovedì, 18 Maggio 2023 13:00

ALTA TENSIONE/ Acciaierie d’Italia aumenta cig, sindacati in rivolta: “lavoratori ostaggio di una gestione fuori controllo, ora intervento pubblico” In evidenza

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Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha intensificato ieri il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Lo dichiarano i sindacati Uilm e Usb e anche la Fim Cisl afferma che sono giunte in tal senso segnalazioni dall’interno della fabbrica. Al momento, non ci sono numeri sull’incremento della cassa, né l’azienda ha incontrato o fornito informazioni alle sigle sindacali. Il quadro che i sindacati hanno ricostruito evidenzia che gli impiegati degli staff e gli addetti alle manutenzioni sono passati, nell’arco della settimana, da un giorno a due di cassa e che nel magazzino generale per gli operai la cassa è stata aumentata a più di 2 giorni. Inoltre, aumentata la cassa a capisquadra, tecnici e operai delle manutenzioni acciaierie 1 e 2 e Gestione rottami ferrosi. Cassa anche per gli addetti ai servizi sicurezza, personale, amministrazione, logistica e per gli impiegati dell’area energia. È in corso la quantificazione dei numeri.

    Nell’incontro di alcuni giorni fa, AdI ha spiegato ai sindacati che, rispetto ad un numero massimo di 2.500 cassintegrati previsto per Taranto, si era intorno ai 1.800 e le sigle metalmeccaniche ora attendevano un’ulteriore riduzione a seguito del riavvio, l’altro ieri, dell’altoforno 2 dopo dieci mesi di fermata. “I numeri della cassa integrazione si stanno impennando - dichiara Davide Sperti, segretario Uilm - e questo conferma come abbiamo fatto bene, a fine marzo, a non sottoscrivere con l’azienda al ministero del Lavoro per la proroga degli ammortizzatori sociali. Non si possono fare accordi con chi è inaffidabile”. Per Franco Rizzo, dell’esecutivo confederale Usb, sindacato che, al pari della Uilm, non ha firmato la proroga della cassa, “tantissimi lavoratori, dai quadri fino agli operai, nelle ultime ore hanno ricevuto la comunicazione telefonica da parte di Acciaierie d’Italia di altra cassa integrazione. Obbligo di almeno due giorni di cassa. Ciò in barba agli annunci tanto roboanti quanto inconsistenti di un fantomatico rilancio”

 

“Chiediamo l’immediato ritiro dell’aumento del numero di personale collocato in cassa integrazione e la convocazione di un incontro urgente per ripristinare quanto sottoscritto in sede ministeriale sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale”. È la richiesta avanzata stasera con una nota da Fim Cisl e Fiom Cgil al direttore delle Risorse Umane, Virginia Piccirilli, di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, dopo che l’azienda oggi ha aumentato il ricorso alla cassa straordinaria in alcuni reparti del siderurgico. “Riteniamo inaccettabili non solo le modalità con cui l’azienda ha deciso di collocare il personale in cassa integrazione ma, soprattutto, per le ripercussioni che potrebbero scaturire dal punto di vista delle attività manutentive necessarie a garantire la sicurezza sul lavoro” affermano Fim e Fiom. I due sindacati affermano che sono giunte “segnalazioni da molti lavoratori di un aumento della cassa integrazione, comunicato attraverso il portale aziendale, senza che vi sia una motivazione chiara rispetto alla scelta di aumentare il numero del personale collocato in cassa integrazione”. 

 

Quanto avvenuto con l’aumento indiscriminato della cassa integrazione è il solito metodo utilizzato dall’amministratore delegato di Arcelor Mittal con cui prova a destabilizzare, ancora una volta, i lavoratori di Acciaierie d’Italia con l’obiettivo di rendere sempre più complicata la risoluzione della vertenza ex Ilva” afferma Francesco Brigati della Fiom Cgil. “È del tutto evidente che la replica della Morselli alle dichiarazioni del presidente di Federacciai segnalano una certa irritabilità legata ad una possibile discussione in merito ai nuovi assetti societari e soprattutto alla futura gestione del gruppo e della transizione ecologica” afferma la Fiom. Per il sindacato, “una transizione giusta non potrà mai esserlo se la gestione continuerà a rimanere nelle mani di chi utilizza i lavoratori come clava per puri tornaconti personali”. “Bisogna intervenire subito e accelerare sull’intervento pubblico - conclude la Fiom Cgil -, quest\'ultima unica soluzione per avviare una seria discussione sul futuro del gruppo a partire dal piano industriale e ambientale”. 

“Abbiamo registrato un cambio di passo nelle relazioni industriali che facevano da apripista al dialogo sui temi del lavoro, ma a pochi giorni dalla ripartenza di altoforno 2, i lavoratori tornano ostaggio di una gestione fuori controllo”. Lo dichiara Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl. “Invece di diminuire i numeri dei cassintegrati con la risalita della produzione”, aumentano, rileva la Fim nazionale, riferendosi a quanto accaduto nelle ultime ore col personale messo in cassa per altri giorni in aggiunta a quelli già previsti, “e questo senza nemmeno avvisare i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Come Fim rivendichiamo quanto di buono si è ottenuto nella trattativa sulla cigs, ma, allo stesso tempo, ribadiamo che per far funzionare gli accordi, c\'è bisogno di una catena di comando affidabile e coerente, soprattutto ai massimi livelli”. Per la Fim Cisl, “se le condizioni resteranno immutate saremo pronti, coordinandoci con le altre organizzazioni, a mettere in piedi qualunque iniziativa di mobilitazione necessaria. In questo stato delle cose - conclude il sindacato - chiediamo ancora una volta la Governo di assumersi la responsabilità e dare seguito ad un rapido cambio di governance di Acciaierie D’Italia come da noi richiesto da tempo”.

Giornalista1

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