Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha annullato oggi la convocazione per domani alle 18 a Bari, nella sede della presidenza, del tavolo per l’ex Ilva di Taranto con Comune e Provincia di Taranto e i consiglieri regionali dell’area di Taranto. La nuova convocazione di Emiliano è ora per il 22 maggio alle 16. È stato il capogruppo M5S in Regione, Marco Galante, a chiedere il rinvio. “Dopo un confronto con gli altri consiglieri del territorio ho ritenuto opportuno chiedere il rinvio dello stesso per permettere la più ampia partecipazione” ha dichiarato Galante. “L’obiettivo - ha aggiunto - è solo uno: giungere alla definizione di un documento condiviso che rappresenti la posizione unitaria della Regione da portare al Tavolo nazionale”. Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha confermato nell’incontro di stamattina con i sindacati metalmeccanici a Taranto la ripartenza dell’altoforno 2 fermo dallo scorso luglio. L’azienda non ha però indicato una data di ripartenza ma ha assicurato di essere al lavoro per il riavvio a tempi brevi. La ripresa dell’impianto farà scendere il numero dei cassintegrati a Taranto. “Ho segnalato ad Acciaierie d’Italia - dice all\' AGI Davide Sperti, segretario Uilm - che sarebbe davvero singolare che l’azienda rimettesse in moto l’altoforno 2 solo per produrre le bramme da dare ad ArcelorMittal, che è un concorrente, solo perché questo gruppo ha attualmente due altiforni fuori uso in Francia e Spagna a causa di due recenti incendi. AdI ci ha detto che non è così e che nel prossimo incontro ci darà evidenza della situazione”. Si è fatto, inoltre, un punto di situazione relativamente alla cassa integrazione straordinaria in corso nel gruppo da fine marzo dopo il rinnovo al ministero del Lavoro e l’azienda ha detto che nello stabilimento di Taranto i sospesi in cassa sono ora 1.850, che il picco raggiunto è stato di 2.400, mentre l’accordo ne prevede un massimo di 2.500 a Taranto su 3.000 nell’intero gruppo. Anche nel precedente incontro AdI, fornendo i numeri delle prime tre settimane di cassa straordinaria, aveva detto che erano stati sospesi da 2.000 a 2.200 dipendenti diretti, meno quindi della quota massima prevista.
“Anche oggi - prosegue Sperti - abbiamo ribadito ad AdI che per la Uilm non ci sono proprio le premesse per questa cassa integrazione, tant’è che noi a fine marzo l’accordo al ministero del Lavoro non l’abbiamo firmato. Federacciai dice che il settore nel 2021 e nel 2022 ha fatto i “fuochi d’artificio”, i costi per l’acciaio da ciclo integrale come quello prodotto a Taranto sono in discesa, ma nell’ex Ilva di Taranto tutto questo rilancio non si è visto per niente. E all’azienda che ci dice che sta riportando all’interno alcune attività esternalizzate nel 2018 richiamando i lavoratori dalla cassa integrazione, ricordiamo - conclude - che l’internalizzazione ha senso se si richiamano al lavoro i dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria attualmente in cassa, non i dipendenti diretti di AdI che in cassa non dovrebbero proprio starci”.