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Lunedì, 16 Gennaio 2023 15:00

LA PROTESTA/ Domani a Taranto presidio degli ambientalisti contro lo scudo penale In evidenza

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Il coordinamento delle associazioni e dei movimenti ambientalisti ha organizzato per domani un presidio sotto la prefettura di Taranto, per contestare la reintroduzione dello scudo penale per Acciaierie d’Italia, ex Ilva, prevista nel decreto legge n.2/2023 entrato in vigore il 6 gennaio e per il quale il 19 gennaio comincia l’esame della commissione Industria del Senato.

    “Consideriamo positivamente la sentenza di Ambiente Svenduto che prevede la confisca degli impianti inquinanti e il loro fermo”, scrive il Coordinamento in un documento diffuso alla vigilia della manifestazione. “Riteniamo che non si possa procedere alla nazionalizzazione degli impianti, perché sono attualmente sotto sequestro in quanto pericolosi per la salute e l\'ambiente. Sosteniamo la nuova inchiesta della magistratura che contesta l\'efficacia della messa a norma degli impianti”. 

 

“Contestiamo lo scudo penale e il relativo decreto salva Ilva che serve a bloccare la magistratura”, argomentano i promotori del presidio di domani. “Consideriamo importanti le 4 valutazioni preventive del danno sanitario relative agli impianti Ilva in quanto tutte forniscono \'rischio sanitario inaccettabile\'. Pertanto sottolineiamo che non ha senso richiedere o attendere valutazioni predittive che sono state già effettuate e che indicano la persistenza anche per il futuro, anche con prescrizioni Aia attuate, di conseguenze inaccettabili per la salute”.

    “Riteniamo\", si legge nel documento che domani sarà consegnato al prefetto Demetrio Martino, \"che il futuro di Taranto debba partire dall\'osservanza scrupolosa della sentenza della  Magistratura (sequestro e confisca di impianti non compatibili con la salute pubblica) e dall\'attivazione di alternative con il consistente fondo europeo della transizione giusta già stanziato (oltre 700 milioni di euro di JTF) nell\'interesse dei lavoratori che vanno ricovertiti e riqualificati (il JTF lo prevede esplicitamente) e resi protagonisti di altre attività economiche e professionali orientate alla transizione ecologica”.

    “Lo stabilimento\", accusano gli ambientalisti, \"ha ingoiato enormi risorse senza garantire l\'occupazione ma rendendola sempre più precaria”. 

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Giornalista1

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