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Giornale di Taranto - ALTA TENSIONE/ Ex Ilva, su sciopero e manifestazione è scontro tra sincati, Comune è un gruppo di aziende dell’indotto contrario alla mobilitazione
Mercoledì, 04 Gennaio 2023 17:43

ALTA TENSIONE/ Ex Ilva, su sciopero e manifestazione è scontro tra sincati, Comune è un gruppo di aziende dell’indotto contrario alla mobilitazione In evidenza

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È tensione tra sindacati, aziende dell’indotto e istituzioni. Al centro dello scontro c’è l’ex Ilva e in lo sciopero proclamato dalle 23 del 10 gennaio, tra siderurgico e indotto, alle 7 del 12 gennaio e la manifestazione a Roma, nelle vicinanze di Palazzo Chigi, l’11 gennaio, quest’ultima insieme a Regione Puglia, Comune di Taranto e Comuni.

“Non condividiamo le tempistiche e l’opportunità dello sciopero indetto a Taranto l’11 gennaio da alcune sigle sindacali che viene organizzato cercando di coinvolgere anche i lavoratori delle nostre imprese, già stremate dall’andamento del 2022”. Così un gruppo di aziende dell’indotto ex Ilva, Acciaierie d’Italia, risponde ai sindacati Fiom Cgil, Uilm e Usb che hanno promosso la mobilitazione  conto il dl del Governo (quello che eroga 680 milioni all’azienda). Le aziende  si muovono autonomamente da Confindustria Taranto, non coinvolta in quest’ultima presa di posizione così come nelle precedenti delle stesse imprese. “E’ sacrosanto - si afferma - il diritto costituzionale di ogni lavoratore e lavoratrice allo sciopero, ma questo strumento deve essere, per sua natura, rivolto alla salvaguardia dell’occupazione. Sollecitiamo lo stabilimento a ristabilire i normali rapporti di fornitura con l’indotto e man mano che gli ordini vengono ricevuti ci sia garantito, da parte delle autorità competenti, l’accesso e l’agibilità allo stabilimento per l’espletamento dei lavori e quindi la ripartenza”. 

 

Le aziende dell’indotto dicono che “i nostri interessi (e quelli di Taranto e del Paese) non sono gli stessi di coloro che parlano di de-industrializzazione, che respingono qualsiasi innovazione infrastrutturale e tecnologica e che strumentalizzano la pazienza e la sofferenza  dei nostri lavoratori. Quando costoro dicono di rappresentarci e di curare i nostri interessi, noi - rilevano le imprese - ci dissociamo: sono altro rispetto a noi, casomai sono un nostro interlocutore, ma non coincidono in alcun modo con noi”. “Coerentemente con questa posizione, le aziende dell’indotto AdI di Taranto hanno chiesto al ministro Urso di essere convocate alla riunione del 19 gennaio al Mimit, oltre che in audizione presso le commissioni parlamentari competenti”. Per le aziende, “il Governo ha finalmente messo mano alla vicenda e noi aziende dell’Indotto ex-Ilva salutiamo positivamente il decreto che assegna finalmente ad Acciaierie d’Italia la liquidità necessaria a ripartire con fondi e risorse vere, quelli promessi e sottoscritti e che Invitalia avrebbe dovuto erogare da tempo”. “Questo decreto - rilevano le aziende dell’indotto - ha tutti i presupposti per rappresentare un vero e proprio punto di svolta ed essere la migliore opportunità mai data a Taranto fino ad ora. Serve però non sprecare altro tempo e dare concretezza ed immediata attuazione ai suoi contenuti”. 

 

 “È inopportuno sostenere chi offende le piaghe della nostra comunità”. I segretari di Fiom Cgil, Francesco Brigati, Uilm, Davide Sperti, e Usb, Franco Rizzo, giudicano così l’intervento del  gruppo di aziende

    “Non condividiamo le tempistiche e l’opportunità dello sciopero” hanno dichiarato le aziende, che si stanno muovendo autonomamente rispetto a Confindustria Taranto che non ha assunto le stesse posizioni di questi suoi associati. “Confermiamo la mobilitazione che si terrà a Roma mercoledì 11 gennaio” e “annunceremo altre iniziative durante la conferenza stampa convocata per la giornata di domani 5 gennaio” replicano le tre sigle. 

 

Rivolgendosi alle aziende, Fiom Cgil, Uilm e Usb sostengono che “inopportuno è il modus operandi che porta ad affamare i dipendenti, schiacciati tra ritardi nel pagamento degli stipendi e preoccupazione per un futuro lavorativo sempre più incerto a causa anche di accordi con la multinazionale che hanno di fatto allungato i tempi di pagamento per le imprese scaricando sui lavoratori tale scelta”.

    “Inopportuno e fuori luogo - proseguono i sindacati - è l\\\'atteggiamento di quelle imprese che da un lato rivendicano il pagamento delle fatture scadute per inadempienze da parte della multinazionale e dall’altra vorrebbero programmare il futuro della siderurgia con gli stessi che producono debiti e devastazione sociale. Siamo nelle classica situazione in cui si socializzano le perdite e si privatizzano i profitti”.

   Per Fiom, Uilm  Usb, “sono  le stesse aziende che da un lato si esprimono senza lasciare troppo spazio all\\\'interpretazione, bocciando sonoramente la gestione Morselli, e dall\\\'altro escono con comunicati stampa, con a capo un uomo nominato da ArcelorMittal, a sostegno proprio di chi continua a trattare come carne da macello i lavoratori, non garantendo loro un lavoro che possa essere degno di essere chiamato così, nè ambienti di lavoro sicuri e puliti”.

    E  quindi, dicono ancora i tre sindacati, rivolgendosi alle aziende, “a sostegno di chi snobba sindacati e amministratori del territorio che ospita l\\\'industria e non rispetta affatto la comunità”. I sindacati definiscono “inopportuno oltre che vergognoso, fare profitti attraverso l’arretramento delle condizioni normative e salariali dei lavoratori, prevedendo trasformazioni contrattuali da contratto nazionale di lavoro metalmeccanico ad altre tipologie contrattuali che non rispecchiano le mansioni svolte dai lavoratori all’interno della grande fabbrica, dietro il ricatto della salvaguardia occupazionale”. 

 

 “Sono certo che quel dissenso così grossolano dalla mobilitazione delle parti sociali non corrisponda alla sensibilità diffusa di Confindustria Taranto. Come sono altrettanto convinto che, a ben guardare, la resistenza del nostro territorio rispetto a certe ingiurie, rispetto a quel tipo di ricatti e rispetto alla mancanza di un progetto serio, rispettoso e duraturo, a fronte dei copiosi investimenti pubblici, faccia bene anche e soprattutto al futuro delle nostre imprese”. Lo dichiara il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, a proposito dello scontro in atto.

 

 “Una buona impresa programma il futuro, fa sistema, non sega il ramo d\\\'albero sul quale è seduta, solo per un\\\'impellenza” dice il sindaco Melucci. Per il quale le priorità sono “convertire tecnologicamente la produzione per abbandonare lo schema a basso costo e alto sacrificio ambientale e sanitario dell\\\'area a caldo, aprirsi a fonti energetiche rinnovabili, ridurre il perimetro della fabbrica così invasivo verso la città e il porto, al punto da soffocare ogni altra iniziativa economica”. Ma anche, aggiunge il sindaco di Taranto,  “avviare processi di decarbonizzazione e decomissioning bisognosi di tanta innovazione e tante ore lavoro, occuparsi della prospettiva proprio dei lavoratori da riqualificare nell\\\'ambito delle bonifiche, della zona economica speciale ionica, dei progetti della transizione giusta europea o della nascente hydrogen valley pugliese, piuttosto che discutere seriamente delle implicazioni tecnico-economiche dell\\\'uso del preridotto e dei forni elettrici, come da piano della componente di Governo”. Priorità, dice ancora Melucci, è “chiedere allo Stato di guidare la svolta di Taranto, senza dare deleghe in bianco a un soggetto privato che ha dimostrato di comportarsi come un freddo speculatore, disinteressato delle istituzioni e di quelle regole che la Confindustria dovrebbe sorvegliare e sostenere per un mercato sano e accessibile”. Per il sindaco Melucci “tutto questo non è affatto deindustrializzare, si chiama diversificazione produttiva, in chiave sostenibile. È il mondo del terzo millennio, bisogna farsi trovare pronti e motivati”. “Certo - aggiunge il sindaco di Taranto - serve coraggio, serve qualche miliardo, ci sono rischi, bisogna fare i conti con le politiche comunitarie. Ma è un obiettivo strategico del Paese o no? Qualcuno pensa che senza rischi e pazienza si possano creare grandi imprese, partendo da una situazione complessa come quella di Taranto? Qualcuno è davvero persuaso che possa ArcelorMittal riscoprirsi all\\\'improvviso interessato alla qualità della vita e al futuro dei tarantini?” “A quelle imprese che ora sono nel guado e confuse dico non arrendetevi, non scegliete la strada più agevole, non allontanatevi dal percorso della comunità ionica, non restate per paura ancorate al passato, non fate il gioco di chi ci vuole divisi per governarci a suo piacimento” conclude il sindaco di Taranto.