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Giornale di Taranto - INDOTTO IN GINOCCHIO/ Ex Ilva, il ministro Urso convoca Emiliano
Lunedì, 14 Novembre 2022 18:06

INDOTTO IN GINOCCHIO/ Ex Ilva, il ministro Urso convoca Emiliano In evidenza

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Governo già in campo per la crisi dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, dopo che l’azienda siderurgica ha sospeso da oggi attività e ordini di 145 imprese dell’indotto, di cui 43 a Taranto, con una ricaduta stimata di circa 2mila lavoratori esterni. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha convocato a Roma per giovedì il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e i sindacati nazionali metalmeccanici. Quest’ultimi hanno scritto proprio stamattina a Urso e ai ministri Marina Calderone (Lavoro) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) chiedendo un confronto urgente e sollecitandoli a riprendere  il dossier Ilva. Oggi a Taranto imprese e lavoratori dell’indotto sono comunque entrati in fabbrica per smontare i cantieri così come ordinato loro da Acciaierie d’Italia. Non ci sono state proteste stamattina. 

 

 I sindacati, che nel pomeriggio hanno tenuto una riunione, pur in presenza della convocazione di Urso per il 17, vogliono tenere comunque alta l’attenzione sull’intera vicenda. Un’iniziativa di mobilitazione inizialmente messa in cantiere per dopodomani, si farebbe adesso venerdì. Anche perchè, oltre a convocare gli incontri di giovedì, il ministero guidato da Adolfo Urso ha dichiarato di attendere già dal cda di domani di Acciaierie d’Italia “concrete risposte per l’indotto e per i lavoratori a fronte di una decisione che ha suscitato giustamente sconcerto, tanto più per le modalità con cui è stata annunciata, assolutamente inaccettabili”. In mattinata i sindacati hanno incontrato alla Camera di Commercio i parlamentari e nel primo pomeriggio c’è stato anche un vertice in Confindustria Taranto delle imprese, della sezione metalmeccanica e del consiglio generale. Nella riunione con i parlamentari, i sindacati hanno espresso toni molto duri verso ArcelorMittal di cui é stato chiesto l’allontanamento nella gestione dell’azienda. I sindacati si oppongono contro l’utilizzazione del miliardo del dl Aiuti Bis e dell’altro miliardo del dl Aiuti Ter in favore della liquidità dell’ex Ilva, ormai asfittica, visto che sono risorse destinate all’aumento del capitale e al finanziamento soci (il primo miliardo) e all’impianto del preridotto da alimentare con l’idrogeno verde (il secondo miliardo). “No all’uso di questi soldi per coprire i buchi dell’azienda” è stato detto oggi nel confronto sindacati-parlamentari. Rilanciata l’ipotesi che Acciaierie d’Italia abbia voluto usare il varo dell’ultimo decreto, Aiuti Ter, per cercare di ottenere una parte delle risorse, ricorrendo poi alla sospensione delle imprese appaltatrici come ulteriore mezzo di pressione. Il ministero delle Imprese, in relazione alle imprese sospese, ha affermato che “nulla era stato preannunciato dall’azienda negli incontri che lo stesso ministro aveva avuto nei giorni scorsi con ceo e presidente di Acciaierie d’Italia, così come con l’azionista pubblico, proprio al fine di affrontare le problematiche dell’azienda anche in riferimento alle risorse pubbliche già destinate e ai nuovi provvedimenti appena deliberati”. Ma per Franco Bernabè, presidente AdI, “la gestione della liquidità è per noi un problema gigantesco e non c’è intendimento di fare pressione sul Governo che ci ha costantemente sostenuto, parlo del Governo Draghi, ed è molto forte l’attenzione che sta dedicando al problema il Governo Meloni”.